martedì 17 maggio 2011

Esteban Cambiasso: “I “Leoni di Potrero” ruggiranno anche a Taranto”


Il campione argentino, invitato dal locale Inter Club a lui intitolato, ha presentato il primo stage in terra ionica della sua associazione

Un luogo quasi onirico, quel “potrero” che in Argentina stigmatizza un’area più o meno vasta e pianeggiante, trasformata per l’occasione in campo di calcio, da ragazzini felici di scorrazzare palla al piede, immaginando templi e spalti gremiti. Un’idea che non è così distante da quelle porzioni di terreno o di spiaggia preda dei giovanissimi giocatori, sulle rive dello Ionio. In estate i “leoni” ruggiranno anche a Taranto. Magari non scoveranno palloni incastrati fra rami, né li inseguiranno fra le onde. Anzi: beneficeranno di ogni confort e di maestri d’eccezione pronti a stimolare talento e grinta, insiti nella testa, nel cuore e nei piedi dei possibili campioni del futuro. L’iniziativa è di quelle altisonanti: nell’arco cronologico di cinque giornate, dal 20 al 25 giugno prossimi, la Città dei Due Mari ospiterà lo stage promosso dai “Leoni di Potrero” appunto, l’associazione di formazione calcistico- sociale fondata da due mostri sacri del panorama balistico mondiale come Esteban Cambiasso e Javier Zanetti, autentiche “bandiere” dell’Internazionale F.C. Argentini entrambi, caratterizzati da passione e serietà, ormai negli annali della storia- non solo nerazzurra- perché protagonisti assoluti di un lustro di trionfi e dell’impresa del Triplete, i due centrocampisti hanno deciso di investire nel suddetto progetto quattro anni fa. Ed è con orgoglio che Esteban Cambiasso ha voluto presentarlo in prima persona nel capoluogo ionico: l’eccellente testimonial ha accolto l’invito dell’Inter Club locale a lui intitolato. Incessante ed encomiabile l’opera del presidente Emanuele Boccuni: ha vinto una scommessa, ovvero la scissione che ha dato vita due anni or sono al circolo tarantino dedicato al “Cuchu” Cambiasso, divenuto incredibilmente il quinto club al mondo per numero di iscritti (quota 770 è stata raggiunta nella stagione in corso) ed il “primo in assoluto con l’intestazione di un calciatore nel nome dell’associazione”. E non poteva che sprizzare fierezza, lo stesso “capo”, accomodato al fianco di Esteban, nella sala meeting del Tursport esclusivamente riservata ai rappresentanti della stampa, nel pomeriggio di lunedì 16 maggio. “Un evento di importanza epocale- ha esordito Emanuele Boccuni- Cambiasso, pluricampione d’Italia, campione d’Europa e del Mondo, è qui a Taranto per promuovere il suo stage, riservato ai ragazzini d’età compresa dagli otto ai quindici anni”. “Un regalo anche per il nostro club- ha precisato emozionato- La scelta di intestarlo ad Esteban nasce dalla stima nutrita nei confronti di un professionista che si distingue per umiltà, sacrificio, passione ed amore immenso per i colori nerazzurri. I suoi gesti rivolti alla curva, i suoi baci alla maglia sono emblematici”. Gli ha fatto eco il vicepresidente Emanuele Fanelli: “Cambiasso crede fortemente nei giovani sportivi del nostro territorio, con lo stesso spirito che ha alimentato la nascita dei “Leoni di Potrero”. Ringraziamo Esteban: appena gli abbiamo prospettato di illustrare personalmente lo stage, ci ha risposto immediatamente “Ok, vengo a Taranto!” E non ha intenzione di fermarsi, “El Cuchu”. Tra chilometri, intuizioni eleganti e conclusioni precise in campo, e maratone per la sponsorizzazione degli eredi del domani. “I Leoni di Potrero è un centro di formazione calcistica creato con Javier (Zanetti, capitano dell’Inter) quattro anni fa- spiega Esteban Cambiasso- Per ragioni ovvie, la sede è a Milano, ed ogni settimana lo staff da noi selezionato osserva gli allenamenti dei circa 200 bambini iscritti. Vengono da noi per divertirsi, innanzitutto. Ma anche per socializzare con i coetanei, per capire i valori della vita attraverso lo sport. E’ la vittoria più importante”. In tutti i sensi: “Consideriamo l’estate come il periodo più proficuo per andare oltre- non cela l’ambizione di accrescimento del progetto griffato 2007- A Milano possiamo controllare i rendimenti, ma l’obiettivo è allargarci in altre città italiane e magari in altri Paesi. E’ già accaduto, per esempio, nel Lazio, in Liguria, in montagna”. Sino al mar Ionio, per la felicità di chi sogna una carriera patinata e peregrinante, tra luoghi, mitici stadi, coppe straordinarie: “Avevo bisogno di fiducia, ed il “mio” Inter Club di Taranto me l’ha garantita, permettendomi l’appoggio- sorride il campione- Speriamo che la storia possa ripetersi felice per i bambini della provincia ionica e della Puglia, che l’avventura sia indimenticabile”. Imparare i trucchi del mestiere, le astuzie da coniugare alla vocazione: l’azione dei “Leoni di Potrero” è innanzitutto pedagogica. “Il calcio è un gioco- ricorda- Diventato un lavoro per tanti di noi, ma principalmente deve preservare il suo aspetto ludico. Saper coesistere fra ragazzini animati dallo stesso sogno è l’arma che loro devono imparare ad usare, ma che noi dobbiamo saper trasmettere. Contano il sostegno, il senso della responsabilità. Esistono percentuali alte di realizzare questo sogno; altri non ce la fanno, magari non hanno qualità adeguate, ma il concetto dell’armonia resta fondamentale”. “Allenatore in campo”: così i tifosi nerazzurri hanno ribattezzato Esteban Cambiasso, stratega della nevralgica. Da uomo di spicco nello spogliatoio, sa cosa significhi confrontarsi con allenatori dalle diverse doti psicologiche: dal leader carismatico, al severo, al giovane neofita che riesce a metabolizzare con freschezza le tensioni dei suoi allievi. “Un ruolo difficile, perché la gestione di un gruppo è importante- commenta- Un allenatore di calcio deve saperlo: deve amministrare venticinque teste assolutamente diverse per età, pensiero. Poche risultano simili. La sua abilità è anche nell’esaminare ogni animo, ogni carattere, nel raggruppare”. Esperienze di squisito livello da incanalare nel percorso di formazione: “Credo che il rispetto dei ragazzi verso la guida, verso “il superiore”, venga da casa-puntualizza- Dal ruolo della famiglia, ma anche dalla scuola classica. Tali componenti stimolano la crescita e, di conseguenza, un sano rispetto nei confronti dell’allenatore visto come “il maggiore”. Assoldato un pool di qualità per lo stage: “I nostri professionisti, ai quali ci affidiamo al 100% affinché educhino i ragazzini, ricordano che esistono regole da rispettare. Ma questo non vuol dire che non c’è il divertimento, fondamentale a quell’età”. Non saranno scevri da consigli sull’atteggiamento più corretto da assumere in campo, magari evitando gestualità contestabili: “Cerchiamo di aiutare quotidianamente i ragazzi, ma non sempre è semplice spiegare il significato di qualche “gesto”- ammicca Cambiasso- Tutti possiamo sbagliare. Viviamo in una società in cui si parla certo di gioco, tattica, del motivo per cui la gente non accorra numerosa in certi stadi, dell’adeguamento di certi impianti. Ma forse spesso si preferisce concentrarsi sulle polemiche…” Origini italiane, da tempo radicatosi nel nostro Paese, Esteban Cambiasso non crede che il calcio di casa nostra sia in flessione: “Avere un passaporto è come avere la nazionalità: si partecipa agli aspetti della vita quotidiana, si assumono diritti e doveri. Non giudico, perché il risultato conta più di tutto”. L’associazione coadiuvata da Cambiasso e Zanetti opera affinché siamo varcate le barriere del disorientamento sociale o delle criticità motorie: “Il calcio riesce a togliere un bambino dalla strada- confida El Cuchu- Praticare sport fa bene, diverte, è lo strumento irrinunciabile per la crescita del corpo e della mente. Per noi professionisti ad alto livello, è naturale abbinarlo all'intento della solidarietà”. Ovvero: “Nello spogliatoio dell’Inter, tutti sono consapevoli di quanto un contributo, un aiuto possa essere prezioso. Zanetti dedica anche molto tempo alla sua fondazione benefica (Pupi, ndr), anche Cordoba ne possiede una, lo stesso Eto’o è ambasciatore dei diritti infantili”. Sud del Mondo: è fiero che un Inter Club porti il suo nome, Esteban Cambiasso? “Conoscete la mia personalità, non vado dietro a questi dettagli- si schermisce- Ma non posso negare che mi riempie d’orgoglio. Soprattutto perché analizzo in che modo la gente vive insieme l’essere tifosi: gioisce e soffre davanti alle partite in TV da lontano, alcuni hanno più disponibilità economica e quindi la fortuna di viaggiare per le trasferte. Ammiro spesso lo striscione tarantino dedicato a me sugli spalti, non solo del Meazza!” Lo merita, il Cuchu: uno dei calciatori-esempio per i giovani. “Ognuno ha un modo di essere: quello del calciatore è un mestiere privilegiato, non è semplice per tutti interpretarlo al pari di una professione come le altre. E’ impossibile poi forzare certe identità”. “Non è mio compito giudicare certi colleghi, ma ho la fortuna di essere affiancato da atleti leali, puri- chiosa, nella sua tipica cantilena sudamericana- Con Javier condivido gli stessi valori, fuori e dentro il campo, dall'onestà agonistica all’amicizia”.

Alessandra Carpino

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