Giuliano Pavone è uno scrittore e giornalista tarantino trapiantato in quel di Milano. Ha pubblicato libri sul calcio, sul cinema ed anche di carattere umoristico. "L'Eroe dei Due Mari", edito dalla Marsilio Editore, rappresenta il suo esordio nel campo della narrativa. In un'intervista particoalrmente approfondita, Giuliano Pavone ci presenta il suo libro, spaziando anche su altri argomenti di vibrante interesse:
Allora Giuliano, puoi presentarti ai nostri lettori? Quali sono le tue passioni e da dove nasce la tua arte dello scrivere?
-Sono un tarantino di quasi quarant’anni che da oltre venti vive a Milano. Da quasi dieci anni mi guadagno da vivere scrivendo. Collaboro con diversi giornali e ogni tanto pubblico un libro. Fra le mie passioni, oltre alla scrittura (sì, nel mio caso lavoro e passione coincidono…) cito Taranto e il calcio, così si spiega perché ho scritto "L’Eroe dei due mari".
Potresti presentare ai nostri lettori il tuo nuovo libro “L’Eroe dei Due Mari” (Marsilio Editore)?
-Credo che l’idea di partenza dica già molto: uno dei più forti calciatori del mondo, un brasiliano dell’Inter di nome Luis Cristaldi, per tenere fede a un insolito voto decide di giocare per un anno gratis nel Taranto. E’ il sogno proibito di ogni tifoso che si realizza, ma è anche un espediente narrativo che mi permette di fare emergere alcuni aspetti secondo me interessanti della realtà tarantina e italiana in genere. Il romanzo ha i toni leggeri della commedia, ma i personaggi e le situazioni narrati sono dal mio punto di vista molto realistici.
Quale percorso hai effettuato per arrivare a questo libro? Da dove è nata l’idea cardine del testo?
-Avevo scritto altri libri ma mai un romanzo. Da un po’ di tempo sentivo di avere delle cose da dire (su Taranto, sul calcio, sui rapporti fra nord e sud, sulle dinamiche dei mass media…) ma non riuscivo a metterle insieme in una struttura coerente. Poi, all’improvviso è arrivata questa idea, perfezionata insieme a mia moglie (scrittirice anche lei, si chiama Lucia Tilde Ingrosso). Da lì ho iniziato a scrivere e non ho smesso per un bel po’.
In quale dei personaggi si rivede Giuliano Pavone e perché?
-A parte Gaetano Capone, che fa una breve apparizione ed è una specie di mio alter ego, mi rivedo un po’ in Pierangelo Giummo, il giornalista del quotidiano tarantino “La voce del giorno” (potrebbe essere me se tanti anni fa avessi deciso di restare a Taranto) e poi in Carla che, sesso a parte, riflette il mio approccio al calcio e il mio modo di tifare.
Quanto c’è di autobiografico in questo libro?
-A parte le piccole eccezioni che ti ho appena detto, i personaggi non sono autobiografici. A me piace più guardarmi intorno che guardarmi dentro. Ma, più in generale, tutto è autobiografico, perché uno scrittore, più che inventare, pesca sempre dalla propria esperienza. Del resto non è un caso se io, giornalista tarantino appassionato di calcio, ho scritto un libro su calcio e comunicazione ambientato a Taranto…
Dopo il film “Mare Piccolo”, oggi arriva il libro “L’Eroe dei Due Mari”. Da tarantino ormai trapiantato al nord, per la precisione in quel di Milano, quale fascino romanzesco secondo te esprime la città di Taranto?
-Un fascino molto forte, perché è una città dai grandi contrasti, piena di contraddizioni. E lo dico a ragion veduta, non solo perché è la mia. Taranto per certi versi è unica, ma allo stesso tempo sotto altri aspetti è specchio dell’Italia di oggi.
Che idea ha del calcio odierno Giuliano Pavone? Quali sono secondo te le differenze principali tra il calcio di ieri e quello di oggi?
-Qui si rischia di passare per nostalgici o patetici, ma è un dato di fatto che la gente va sempre meno allo stadio, e le colpe principali non sono né della violenza né degli stadi fatiscenti: negli anni 80 c’era più violenza e gli stadi erano vecchissimi, eppure si è toccato il picco massimo di presenze allo stadio. Il calcio si sta trasformando da sport popolare in spettacolo televisivo, da fruire passivamente anche allo stadio. Ma, nonostante tutto, sono ottimista, perché credo che la gente che la pensa come me sia ancora la maggioranza. Dovremmo solo imparare a farci valere!
Può esserci ancora in questo sport spazio per la passione e per i sentimenti? Oppure tutto questo si è perso nel tempo?
-In parte ti ho già risposto nella domanda precedente. Credo di sì, nonostante tutto. Sabato scorso un mio amico ha portato per la prima volta allo stadio suo figlio di cinque anni. Ecco, le emozioni che ha provato quel bambino non c’entrano niente con i bilanci falsi, le partite truccate, le speculazioni economiche e le strumentalizzazioni politiche.
Per quale squadra batte oggi il cuore di Giuliano Pavone? Da tarantino immagino che segui ancora le sorti del Taranto.
-Naturalmente sì, e anche molto da vicino. In realtà il vero tifo per il Taranto ho iniziato a farlo proprio da quando mi sono trasferito a Milano! Poi, come molti tifosi di provincia, ho anche la mia squadra di Serie A: il Napoli. Io risolvo questo problema di “doppiofedismo” dicendo che amo il Taranto come la mamma (perché rappresenta le mie radici e non me la sono scelta) e il Napoli come la moglie (perché l’ho scelta, ma è una scelta che non contempla il divorzio…).
Ti capita di pensare a volte ad un campione di oggi come Messi o Cristiano Ronaldo con la maglia del Taranto?
-Direi proprio di sì. Ho scritto un romanzo apposta! E non ti sarà sfuggito che il nome di Cristaldi richiama un po’ quello di Cristiano Ronaldo, nonché di Ronaldo e Ronaldinho (anche se poi lui somiglia più a Kakà).
Che importanza ha il calcio secondo te per una città come Taranto colpita da mille problematiche di ogni genere?
-Il calcio può portare sogni, esempi positivi, aggregazione, orgoglio, consapevolezza, senso di identità. Nel mio romanzo si mostra come il grande potere del calcio (la lingua più universale del mondo) può fare qualcosa anche per risolvere i problemi. Ma guai a pensare che il calcio possa sostituirsi alla politica, al senso civico, al duro lavoro. Guai a cadere nella facile retorica della città del sud che cerca il suo riscatto attraverso il calcio. Il riscatto si ottiene, senza scorciatoie, in un solo modo: rimboccandosi le maniche e dandosi da fare.
Da uomo del sud trapiantato al nord, quali differenze trovi tra il calcio del sud e quello del nord?
-Sinceramente le maggiori differenze le trovo fra il calcio delle grandi piazze e quello di provincia. Quello delle grandi piazze è più spettacolare ma anche più “plastificato”.
E nel modo di fare giornalismo può esserci differenza tra il nord ed il sud?
-Sì, anche se non mi va di generalizzare. Nel romanzo mi sono divertito a inserire degli articoli di giornale, cercando di imitare i vari stili: il quotidiano sportivo nazionale (dal taglio molto rapido e “modaiolo”), il vecchio direttore di giornale locale (pomposo e retorico), la rivista di area antagonista (intelletualoide e barricadera)…
Quali sono i progetti futuri di Giuliano Pavone? Dobbiamo aspettarci qualche altra novità a breve? Magari un altro libro di sport?
-A brevissimo usciranno ben tre libri (li ho scritti nel corso degli ultimi anni, ma per una coincidenza usciranno tutti insieme): una storia del Napoli attraverso i suoi uomini più rappresentativi, un’antologia di racconti noir su Milano e un manualetto comico sull’esperienza di diventare genitori (gli ultimi due scritti con mia moglie). Sono già al lavoro per il prossimo romanzo, anche se credo ci vorrà un po’ di tempo, mentre non ho mai accantonato l’idea di un secondo volume di “Pallafatù”, l’antologia benefica sul calcio a Taranto uscita nel 2005, a cui sono molto affezionato.
Potresti lasciare un messaggio ai nostri lettori?
-Li saluto con gli ultimi due ringraziamenti che ho messo in coda a “L’eroe dei due mari”: grazie ai veri tifosi del Taranto, grazie ai veri tifosi.
Intervista di Maurizio Mazzarella
Allora Giuliano, puoi presentarti ai nostri lettori? Quali sono le tue passioni e da dove nasce la tua arte dello scrivere?
-Sono un tarantino di quasi quarant’anni che da oltre venti vive a Milano. Da quasi dieci anni mi guadagno da vivere scrivendo. Collaboro con diversi giornali e ogni tanto pubblico un libro. Fra le mie passioni, oltre alla scrittura (sì, nel mio caso lavoro e passione coincidono…) cito Taranto e il calcio, così si spiega perché ho scritto "L’Eroe dei due mari".
Potresti presentare ai nostri lettori il tuo nuovo libro “L’Eroe dei Due Mari” (Marsilio Editore)?
-Credo che l’idea di partenza dica già molto: uno dei più forti calciatori del mondo, un brasiliano dell’Inter di nome Luis Cristaldi, per tenere fede a un insolito voto decide di giocare per un anno gratis nel Taranto. E’ il sogno proibito di ogni tifoso che si realizza, ma è anche un espediente narrativo che mi permette di fare emergere alcuni aspetti secondo me interessanti della realtà tarantina e italiana in genere. Il romanzo ha i toni leggeri della commedia, ma i personaggi e le situazioni narrati sono dal mio punto di vista molto realistici.
Quale percorso hai effettuato per arrivare a questo libro? Da dove è nata l’idea cardine del testo?
-Avevo scritto altri libri ma mai un romanzo. Da un po’ di tempo sentivo di avere delle cose da dire (su Taranto, sul calcio, sui rapporti fra nord e sud, sulle dinamiche dei mass media…) ma non riuscivo a metterle insieme in una struttura coerente. Poi, all’improvviso è arrivata questa idea, perfezionata insieme a mia moglie (scrittirice anche lei, si chiama Lucia Tilde Ingrosso). Da lì ho iniziato a scrivere e non ho smesso per un bel po’.
In quale dei personaggi si rivede Giuliano Pavone e perché?
-A parte Gaetano Capone, che fa una breve apparizione ed è una specie di mio alter ego, mi rivedo un po’ in Pierangelo Giummo, il giornalista del quotidiano tarantino “La voce del giorno” (potrebbe essere me se tanti anni fa avessi deciso di restare a Taranto) e poi in Carla che, sesso a parte, riflette il mio approccio al calcio e il mio modo di tifare.
Quanto c’è di autobiografico in questo libro?
-A parte le piccole eccezioni che ti ho appena detto, i personaggi non sono autobiografici. A me piace più guardarmi intorno che guardarmi dentro. Ma, più in generale, tutto è autobiografico, perché uno scrittore, più che inventare, pesca sempre dalla propria esperienza. Del resto non è un caso se io, giornalista tarantino appassionato di calcio, ho scritto un libro su calcio e comunicazione ambientato a Taranto…
Dopo il film “Mare Piccolo”, oggi arriva il libro “L’Eroe dei Due Mari”. Da tarantino ormai trapiantato al nord, per la precisione in quel di Milano, quale fascino romanzesco secondo te esprime la città di Taranto?
-Un fascino molto forte, perché è una città dai grandi contrasti, piena di contraddizioni. E lo dico a ragion veduta, non solo perché è la mia. Taranto per certi versi è unica, ma allo stesso tempo sotto altri aspetti è specchio dell’Italia di oggi.
Che idea ha del calcio odierno Giuliano Pavone? Quali sono secondo te le differenze principali tra il calcio di ieri e quello di oggi?
-Qui si rischia di passare per nostalgici o patetici, ma è un dato di fatto che la gente va sempre meno allo stadio, e le colpe principali non sono né della violenza né degli stadi fatiscenti: negli anni 80 c’era più violenza e gli stadi erano vecchissimi, eppure si è toccato il picco massimo di presenze allo stadio. Il calcio si sta trasformando da sport popolare in spettacolo televisivo, da fruire passivamente anche allo stadio. Ma, nonostante tutto, sono ottimista, perché credo che la gente che la pensa come me sia ancora la maggioranza. Dovremmo solo imparare a farci valere!
Può esserci ancora in questo sport spazio per la passione e per i sentimenti? Oppure tutto questo si è perso nel tempo?
-In parte ti ho già risposto nella domanda precedente. Credo di sì, nonostante tutto. Sabato scorso un mio amico ha portato per la prima volta allo stadio suo figlio di cinque anni. Ecco, le emozioni che ha provato quel bambino non c’entrano niente con i bilanci falsi, le partite truccate, le speculazioni economiche e le strumentalizzazioni politiche.
Per quale squadra batte oggi il cuore di Giuliano Pavone? Da tarantino immagino che segui ancora le sorti del Taranto.
-Naturalmente sì, e anche molto da vicino. In realtà il vero tifo per il Taranto ho iniziato a farlo proprio da quando mi sono trasferito a Milano! Poi, come molti tifosi di provincia, ho anche la mia squadra di Serie A: il Napoli. Io risolvo questo problema di “doppiofedismo” dicendo che amo il Taranto come la mamma (perché rappresenta le mie radici e non me la sono scelta) e il Napoli come la moglie (perché l’ho scelta, ma è una scelta che non contempla il divorzio…).
Ti capita di pensare a volte ad un campione di oggi come Messi o Cristiano Ronaldo con la maglia del Taranto?
-Direi proprio di sì. Ho scritto un romanzo apposta! E non ti sarà sfuggito che il nome di Cristaldi richiama un po’ quello di Cristiano Ronaldo, nonché di Ronaldo e Ronaldinho (anche se poi lui somiglia più a Kakà).
Che importanza ha il calcio secondo te per una città come Taranto colpita da mille problematiche di ogni genere?
-Il calcio può portare sogni, esempi positivi, aggregazione, orgoglio, consapevolezza, senso di identità. Nel mio romanzo si mostra come il grande potere del calcio (la lingua più universale del mondo) può fare qualcosa anche per risolvere i problemi. Ma guai a pensare che il calcio possa sostituirsi alla politica, al senso civico, al duro lavoro. Guai a cadere nella facile retorica della città del sud che cerca il suo riscatto attraverso il calcio. Il riscatto si ottiene, senza scorciatoie, in un solo modo: rimboccandosi le maniche e dandosi da fare.
Da uomo del sud trapiantato al nord, quali differenze trovi tra il calcio del sud e quello del nord?
-Sinceramente le maggiori differenze le trovo fra il calcio delle grandi piazze e quello di provincia. Quello delle grandi piazze è più spettacolare ma anche più “plastificato”.
E nel modo di fare giornalismo può esserci differenza tra il nord ed il sud?
-Sì, anche se non mi va di generalizzare. Nel romanzo mi sono divertito a inserire degli articoli di giornale, cercando di imitare i vari stili: il quotidiano sportivo nazionale (dal taglio molto rapido e “modaiolo”), il vecchio direttore di giornale locale (pomposo e retorico), la rivista di area antagonista (intelletualoide e barricadera)…
Quali sono i progetti futuri di Giuliano Pavone? Dobbiamo aspettarci qualche altra novità a breve? Magari un altro libro di sport?
-A brevissimo usciranno ben tre libri (li ho scritti nel corso degli ultimi anni, ma per una coincidenza usciranno tutti insieme): una storia del Napoli attraverso i suoi uomini più rappresentativi, un’antologia di racconti noir su Milano e un manualetto comico sull’esperienza di diventare genitori (gli ultimi due scritti con mia moglie). Sono già al lavoro per il prossimo romanzo, anche se credo ci vorrà un po’ di tempo, mentre non ho mai accantonato l’idea di un secondo volume di “Pallafatù”, l’antologia benefica sul calcio a Taranto uscita nel 2005, a cui sono molto affezionato.
Potresti lasciare un messaggio ai nostri lettori?
-Li saluto con gli ultimi due ringraziamenti che ho messo in coda a “L’eroe dei due mari”: grazie ai veri tifosi del Taranto, grazie ai veri tifosi.
Intervista di Maurizio Mazzarella
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