giovedì 5 maggio 2011

COSIMO ARGENTINA - Intervista all'Autore


Cosimo Argentina è uno scrittore tarantino ormai trapiantato da anni nel nord Italia. Nonostante la distanza dalla sua terra d'origine, il suo cuore non ha mai smesso di battere per lei. In un'intervista particolarmente approfondita, l'autore pugliese ci parla dei suoi libri "Cuore di Cuoio" e "Vicolo dell'Acciaio" e del suo amore per i colori rossoblu del Taranto. Ringraziamo infinitamente Francesca Comandini della Fandango:

Allora Cosimo, recentemente hai pubblicato il libro “Vicolo dell’Acciaio”, potresti presentarlo ai nostro lettori?

-Un romanzo che fa parte di una quadrilogia iniziata con Il cadetto (romanzo della scoperta) poi c’è stato Cuore di cuoio (romanzo dei sogni) e Maschio adulto solitario (romanzo degli incubi) questo è quello del dolore.

Quale percorso hai effettuato per arrivare a questo libro? Da dove è nata l’idea cardine del testo?

-Il percorso è quello di essere semplicemente vissuto nel quartiere che ho narrato. Senza giochini o indagini, analisi… solo quello che ho visto in 27 anni. L’idea è nata dal fatto che ai tempi nessuno scriveva del mostro siderurgico. Ora se ne parla fin troppo.

Quanto c’è del Cosimo Argentina uomo in questo libro?

-Non chiederlo mai a un narratore. E’ difficile essere sinceri su quest’argomento, si tende a mescolare le carte, sempre. Ci sarà un bel po’ come nei romanzi precedenti. O forse niente. Non sono in grado di valutare.

Da tarantino ormai trapiantato al nord, quale fascino romanzesco secondo te esprime la città di Taranto?

-Un posto di frontiera, un luogo sfortunato, una città del sud dove non c’è turismo e dove il centro storico è abbandonato, lasciato al buio. Un fascino irresistibile, dunque. Non a caso c’è poca letteratura salentina, su Lecce. Perché lì se la passano bene.

In passato hai invece pubblicato il bellissimo “Cuore di cuoio”, puoi presentarcelo? E cosa ne pensi oggi di quel libro?

-Per me è stato la svolta. Lì ho capito che per scrivere avevo due strade: una che scimmiottava gli altri scrittori, quelli del passato e una che mi permetteva di raccontare le storie con la mia lingua. Ho scelto la seconda via. Cuore di cuoio è la storia di alcuni ragazzi di un quartiere popolare che amano vivere nell’amicizia e nel segno del pallone. Il calcio per loro è tutto. Il mondo è un’anomalia perché la vera vita è su un rettangolo erboso. I loro eroi sono i calciatori degli anni ’70. Tra Aldo Moro e Adelio Moro non avrebbero difficoltà nell’individuare il personaggio di spicco: l’ex centrocampista di Atalanta, Ascoli, Milan...

Puoi parlaci del protagonista di “Cuore di cuoio” Camillo Marlo? Che sentimenti hai provato nello scrivere la sua storia?

-Camillo Marlo è una mia proiezione. Io ero così, a quindic’anni, non c’è dubbio. Ero tutto per i miei amici e per il pallone. Ero una promessa del calcio locale, non un fenomeno, anche perché giocavo in difesa, ma alla fine il mio sogno di giocare da professionista non si è avverato: Allora ne ho scritto.

Che idea ha del calcio odierno Cosimo Argentina? Quali sono secondo te le differenze principali tra il calcio di ieri e quello di oggi?

-Oggi i soldi, gli sponsor, i procuratori hanno deturpato il gioco più bello del mondo. Overdose di partite non fanno diventare nessuna sfida epica. C’è un incontro del secolo la settimana. La quantità ha tolto smalto alla qualità. Noi non vedevamo le partite e sentivamo solo i secondi tempi alla radio: quella era magia.

Può esserci ancora in questo sport spazio per la passione e per i sentimenti? Oppure tutto questo si è perso nel tempo?

-Il calcio ha ancora un grosso merito che altri ambiti hanno smarrito o forse non hanno mai avuto: è onesto nonostante gli imbrogli e premia il talento. Voglio dire che se il fratello di Kennedy decide di entrare in politica lo fa, e ai massimi livelli o se il figlio di Bossi decide di candidarsi viene eletto. Ma il fratello di Maradona, Hugo, viene a giocare nell’Ascoli e viene cacciato via quasi subito. Il figlio di Gheddafi gioca nel Perugia e fa giusto mezza partita. Ci sono scrittori mediocri tenuti in piedi da critici compiacenti e un ufficio stampa intelligente e spregiudicato, ma un calciatore che arriva in serie A e sbaglia uno stop davanti a decine di migliaia di persone è fuori. Non c’è appello, solo il talento paga e tu puoi essere un ragazzo di Rosario, un ragazzo che non ha l’ormone della crescita e diventare il numero uno al mondo.

Per quale squadra batte oggi il cuore di Cosimo Argentina? Immagino il Milan come Camillo Marlo, ma da tarantino immagino anche che segui ancora le sorti del Taranto.

-Esatto. Quest’anno mi va di lusso: Milan prossimo allo scudetto e Taranto nei play off dopo un girone di ritorno sontuoso. Ma detto fra noi baratterei uno tricolore del diavolo per vedere i figli di Taras in serie A.

Ti capita di pensare a volte ad un campione di oggi come Messi o Cristiano Ronaldo con la maglia del Taranto?

-No, siamo una tifoseria che ha sempre sofferto senza avere grosse soddisfazioni, ma abbiamo avuto Franco Selvaggi, Erasmo Iacovone, Pietro Maiellaro, Totò De Vitis ed altri giocatori importanti. Ma da piccolo immaginavo Bruno Giordano con la maglia del Taranto; oppure Mauro Tassotti in difesa con la maglia rossoblù.

Che importanza ha il calcio secondo te per una città come Taranto colpita da mille problematiche di ogni genere?

-Il calcio a Taranto è molto seguito, ma spesso si è fatto di tutto per allontanare i tarantini dallo Iacovone. Quando la squadra vince due partite di seguito lo stadio si riempie, ma i problemi restano e la gente che viene distratta dalle prodezze calcistiche avrebbe bisogno di un salto di qualità per ritornare in massa a incitare i rossoblù.

Da uomo del sud trapiantato al nord, quali differenze trovi tra il calcio del sud e quello del nord?

-Qui in Brianza ci sono campi da calcio in erba dove non gioca mai nessuno. Mi viene rabbia perché io giocavo per strada in mezzo alle automobili. L’organizzazione del nord è contrapposta all’arte di arrangiarsi del mondo calcistico del sud anche se questa icona sta per essere superata dai nuovi tempi.

Quali sono i progetti futuri di Cosimo Argentina? Dobbiamo aspettarci qualche altra novità a breve?

-Ho scritto un po’ per il teatro, ma temo che le mie opere restino nei cassetti di una affascinante regista e di un manipolo di attori. Non so se se ne farà qualcosa. Temo di no. E poi scrivo, sempre, ogni giorno, ma che cosa ne viene fuori proprio non lo so.

Potresti lasciare un messaggio ai nostri lettori?

-Giocatevela sempre di prima, ragazzi, e sperate di innamorarvi.

Intervista di Maurizio Mazzarella

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